mercoledì 12 febbraio 2014

I volpini di Pupetto

Mio fratello Pupetto (quello nero e brutto, talmente brutto che una volta voleva iscriversi ad una mostra canina e gli hanno detto che i pipistrelli non erano ammessi) mi ha detto che a casa sua c'è un recinto con cinque volpini. Io l'ho preso per il culo  perché lui aveva già uno stuido volpino di nome Polpetta, che io avrei già mangiato a quest'ora (ma si sa, il talento non è mai equamente distribuito), e gli ho detto: "Pupe', ora hai sei stupidi volpini! Ah ah!"
Lui, che sapeva che l'avrei preso per il culo, aveva già la risposta pronta.
"Questi cinque volpini fanno le uova!"
"E che sono le uova?"
"Non lo so, sono come palline, però si mangiano e ci si fanno le torte."
"Ma li morte'!"
Poiché come sanno i miei fans più accaniti le mie due filosofie di vita sono "quel che n'amazza 'ngrassa" e "meglio un panino con la porchetta che una madre maledetta", mi sono informata meglio su questi volpini.
"Ma da dove escono le uova?"
"Dal culo."
"E la cacca?"
"Pure."
"Bono. Ma sei sicuro che sono volpini?"
"Sì perché l'altro giorno hanno visto Polpetta e l'hanno rincorsa. Poi ho controllato su Wikipedia." Pupetto è un cesso, e come tutti i cessi anche abbastanza intelligente. Se dice una cosa, sicuro è così.
"E perché Polpetta non fa le uova?"
"Boh, sarà perché è vecchia e ha l'utero rattrappito come il tuo."
"Stronzo."
Ho deciso. Basta gatti, tigri e maiali. Voglio i volpini cacauova.

"MAMMAAAAAAA!!!! VOGLIO I VOLPINI!!!!"


martedì 11 febbraio 2014

Una bella scorpacciata

Stavo chiamando il mio amico Putin col telefono di mia madre per non finire il credito sulla mia scheda, quando arriva un avviso di chiamata. Allora dico: "До свидания, Владимир, чрезвычайное происшествие!" e rispondo all'altra chiamata.
"Buongiorno, signora, sono il corriere. Avrei una consegna per il signor Pupone."
"Che cosa?!"
"Avrei una consegna per il signor Pupone."
"Ho capito, idiota, era una domanda retorica. Che c'è nel pacco?"
"Mi dispiace, signora, non posso fornirle questa informazione a meno che lei non sia la moglie del signor Pupone."
"Che deliziosa coincidenza. Sono per l'appunto la moglie di Pupone."
"Fantastico, allora posso consegnare a lei gli 8 kg di angus, i 12 metri di salsicce e il vitello sezionato del signor Pupone?"
"Ma naturalmente," risposi cordialmente mentre nella mia testa le bestemmie urlavano per uscire.
"Signora, ancora una cosa, c'è anche una consegna per la signora Buzzi..."
"Davvero?!?" esclamai con le lacrime agli occhi, pensando "allora ama anche me!"
Ma l'illusione svanì in fretta....
"Il pacco?? Ahahah no signora, nessun pacco, solo una busta."
"Va bene, grazie. La aspetto."
Li mortacci tua. E di quella fetecchia di mia madre.
Arriva il corriere, vado ad aprirgli e firmo la consegna scrivedo "la moglie di Pupone". Ah ah. Stupido idiota, dev'essere laureato in scienze delle comunicazione. Mangio in fretta e furia tutto il contenuto del pacco del vecchio porco, lasciando una dozzina di salsicce per merenda. Poi apro la busta e trovo un biglietto della malefica madre: "Cara Buzzi, a te niente. Ah ah."
Cara mandre indegna di questo nome, la tua giornata è stata abbastanza crudele con te, quindi non infierirò. 894 euro di telefonata verso la Russia. Un vitello e un angus spazzati via senza che quel mangiacarne a tradimento potesse nemmeno annusarlo, tutto addebitato sul tuo conto. Ah, ho fatto anche la pipì sul tappeto.
Ride bene chi ride ultimo. Ah ah.





sabato 8 febbraio 2014

Il mio animaletto domestico

Da quando quel vecchio porco è entrato nella mia vita, le mie condizioni fisiche sono comparabili a quelle di un cane del Burundi. Ormai mangio avanzi (quando ce ne sono, visto che l'ingorda lecca perfino i piatti, non so se per gola o per il gusto di vedermi crepare). Ho la glicemia a 34 e le allucinazioni. Per non parlare delle condizioni psicologiche. Prima ero il centro della vita della strega, seppur perché voleva farmi fuori. Vi dirò, miei cari, che l'indifferenza è peggio dell'esser trattati male. Sto per lasciarmi andare quando scrivo una lettera al nuovo papa narrandogli le mie afflizioni. Pochi giorni dopo ricevo per risposta queste poche righe, decisive per la mia sopravvivenza:

"Cara hermana Buzzi, a leggere le tue palabras mi è tornata in mentes la storias de Giobbe. Nemmeno lui dovvette subir cotante affliziones. La vida con tigo è stata infames, prima l'indegna, al fin el vecchio puerco. Hermana Buzzi, non te abbatter, le vies del Segnor sono infinites. Va da lu psicolugu, da' retta. Papa Francesco"

Ho capito da queste parole che l'universo intero ha bisogno di me e me lo ha mandato a dire dal sommo pontefice. Frego 50 euro all'infame e vado dallo psicologo il quale, dopo aver asciugato le lacrime di dolore in seguito alla mia storia straziante, mi suggerisce di adottare un animaletto domestico di cui prendermi cura per non pensare ai miei guai e per riversare il mio affetto represso. Senza perder tempo, mi reco in via S. Pietro degli Scavoni dalla più famosa spacciatrice di felini del Salento, quella che tiene in casa anche due sorci allungati (che prima o poi mangerò). Col garbo che mi contraddistingue le dico: "Ehitù! Procurami un felino, alla svelta!" Detto fatto, me ne torno a casa col mio cucciolino, un micetto tigrato docile e amorevole. Ormai l'indegna è sempre dal vecchio porco, quelle poche ore che sarà a casa chiuderò il piccolo nello stipetto.
Ormai io e il mio nuovo migliore amico siamo inseparabili. Giochiamo e facciamo lunghe passeggiate insieme e dimentico a tratti i miei guai e la mia sofferenza. Divido tutto col mio micio, anche quel po' di avanzi che racimolo ogni giorno. Ieri pomeriggio decido di portarlo al parco a giocare, per lasciarlo un po' libero di scorrazzare. Purtroppo mi ero dimenticata di insegnargli il richiamo e come lo libero dal guinzaglio l'ingrato felino fugge. Lo cerco in lungo e largo, niente. Torno a casa sconsolata e ho gli incubi tutta la notte, preoccupata per il mio amico.
Stamattina mi sveglio e come di consueto sfoglio i giornali, quando mi imbatto in questa notizia.....
http://www.brindisireport.it/cronaca/2014/02/08/avvistata-una-tigre-al-villaggio-pescatori/
Vi prego, aiutatemi a ritrovare il mio gattino. Lauta ricompensa (che sarà pagata da mia madre) a chi lo ritrova.




domenica 26 gennaio 2014

INCOMMENTABILE

Guardate come sono ridotta. Ho dato avvio quindi, per la mia sopravvivenza, ad una raccolta di cibo. Appena mi rimetto in forze (visto che ora barcollo e ho le allucinazioni dalla fame) mi vendicherò. Vi odio tutti.


venerdì 24 gennaio 2014

Soppiantata da un barbone

Credevo che la mia vita di stenti non potesse peggiorare. Mi sbagliavo.
Tutto è cominciato l'altro giorno, quando nonno stava costruendo la casina di legno dove l'indegna voleva mandarmi a vivere al freddo e al gelo. Il povero nonno, sotto ricatto, eseguiva perché è comprensibilmente terrorizzato dall'informe aguzzina. Lui non mi avrebbe mai sfrattato e tra lamenti e grida metteva insieme le tavole della mia prossima prigione affogando tra le lacrime della tristezza. L'aguzzina, con la frusta in mano e il solito ghigno malefico stampato sulla bocca, lo sorvegliava costantemente (pare non potesse nemmeno fermarsi per bere), mentre il capellone era in giro per campi a cercare la cicoria che sarebbe stata il mio misero pasto. A un certo punto, un barbone gli si avvicina a chiedere l'elemosina. Per fortuna il capellone non gli ha ceduto la mia cicoria. Anzi, si è spaventato e si è chiuso in macchina. Poi dal finestrino ha visto che non era armato, allora gli ha dato 15 euro (per fortuna non ha incontarto mia madre. Lei gli avrebbe dato 15 centesimi. Ah ah). Comunque, il barbone puzzolente attacca bottone col capellone che forse si è fatto prendere da un moto di tenerezza perché l'ha visto simile a lui: spettinato e sciancato. Fatto sta che lo porta dall'indegna, la quale anche lei si fa prendere da un moto di tenerezza per tratti a lei similari (età avanzata e estrema puzza).
Per farla breve, il barbone si accasa, fa due moine e prende possesso della mia casina che, da prigione per me, è diventata villa per lui. Non so che poteri ha, ma l'indegna gli ha comprato subito un materasso memory foam, un computer di ultima generazione, l'iPhone, l'antenna wifi che gli ha attaccato sulla casina lei stessa, 87 kg di crocchette sempre a disposizione, un collare swaroski, una chitarra elettrica e una penna stilografica.
Come potete vedere dall'immagine sotto che un fedele compare ha scattato per me, non sto inventando nulla.
Essendo nero e brutto, la scelta del nome che ho affibbiato al maledetto randagio era ovvia. Nero, brutto e ciccione. Ecco a voi Pupone.


sabato 18 gennaio 2014

I miei 14 giorni di prigionia

Dopo 14 giorni di prigionia, sono riuscita ad evadere. Se la vecchia mi becca sono guai, non so quanto a lungo potrò comunicare con voi, amici miei. Ho passato le ultime due settimane in una minuscola stanza buia e puzzolente e umida. L'indegna mi ha indotto ad entrarci facendo leva sul mio naturale appetito e promettendomi un pezzo di pane secco. Una prelibatezza, in confronto a quello che mi dà da mangiare di solito (stuzzicadenti, gomme di auto da neve, potpourri, pongo). Poi ha chiuso la porta, ho sentito girare la chiave e allora ho realizzato. Il mio piccolo sensibile cuoricino per un attimo ha smesso di battere dalla paura e sono svenuta. Quando mi sono ripresa, mi sono resa conto che non ero stata colta da un attacco cardiaco come credevo, ma ero solo svenuta dalla puzza. Mi aveva chiuso nel bagno dopo l'evacuazione giornaliera. Ho passato i 14 giorni successivi cibandomi di rotoli di cartaigienica, rimmel, creme antirughe e assorbenti usati raccolti da mesi nella cesta dei panni sporchi. Poi ho mangiato pure i panni sporchi, tranne i calzini. Ho pur sempre una dignità e preferivo morire che cibarmi di quei calzini dall'odore cadaverico.
L'istinto di sopravvivenza, dopo giorni di stenti, ha messo in moto le rotelle del mio incommensurabile cervello giusto in tempo: stavo iniziando ad avere le allucinazioni. Vedevo una madre buona che si prendeva cura di me e mi cibava con le migliori specialità francesi. Appunto, un'allucinazione. Con le forcine dei capelli ho forzato la serratura e dopo 14 giorni di buio ho visto la luce. Ma non era un raggio di sole. Era la mia cuccia che andava a fuoco. Poi le risa sguaiate che conoscevo fin troppo bene.... La vecchia aveva dato fuoco a casa mia. Ma perché? Perché, madre, perché?

Tu sei la sola al mondo che sa, del mio cuore,
ciò che è stato sempre,  prima di ogni altro amore.
Perché compi questo orrore?
Per questo devo dirti ciò ch'è orrendo conoscere:
è dentro la tua grazia che nasce la mia angoscia.
Sei insostituibile. Per questo è dannata
alla solitudine la vita che mi hai data. (*)
Mi avessi almeno fatto un panino con la frittata.

Poi la sento parlare al telefono e capisco la causa della mia caduta in disgrazia: ha un nome, e io ti troverò.

(*) Per gli sfigati analfabeti che hanno fatto ragioneria, l'istituto tecnico o si sono avventurati a lettere e filosofia o scienze della comunicazione (tranquilli, potete sempre lavorare al McDonald's. Ah ah.) questa è una citazione colta.

 

sabato 4 gennaio 2014

La renna di Babbo Natale - parte 2

Devo premettervi che tra le innumerevoli avventure della mia vita, ho fatto tempo addietro un corso con un certo Reindeer Trainer (Addestratore di Renne). Praticamente tutti i film del mondo dove ci sono renne, sono renne addestrate da lui. Un genio, insomma. Fatto sta che oltre a fare cinema, costui si occupa di renne aggressive. E' un metodo  innovativo attraverso il quale molte renne non sono state soppresse e sono state felicemente riaffidate. Renne giudicate irrecuperabili da altri rennaioli, pensate! Praticamente il metodo consiste in questo: si prende una renna e si dice a tutti che è una renna tutor. Poi si organizza una classe di socializzazione per renne, si dice ai proprietari che è tutto sotto controllo e che la loro renna, che ora mena le altre renne, alla fine del percorso amerà le renne, alla modica cifra di.... Vabbè, ma l'amore di una renna non ha prezzo. Comunque, vado a prendere la mia renna tutor e torno da Babbo e gli dico: "Guarda Babbo, per te lo faccio gratis perché la mia è una vocazione, non faccio tutto questo a scopo di lucro", e intanto segno nel mio taccuino dei favori dovuti. Metto la mia renna tutor con la sua e si menano finché la mia, che ha le corna chiodate, non ha la meglio. Allora l'altra renna impara che è pericoloso menar le renne (quasi come il can per l'aia) perché fa male. Babbo preoccupato dice: "Ma è normale che coli sangue ovunque?".
"Babbo, non capisci niente. Certo che è normale, fa parte del processo apprenditivo cognitivo alternativo behaviorista basato sull'interazione intraspefica renniana atta a socializzare e rendere più docile e sottomessa la tua creatura vittima dei tuoi errori da incompetente di renne." Babbo Natale non è convinto ma tace perché ancora si ricorda di quello che è successo quando il suo folletto preferito mi ha detto che ho le orecchie troppo grandi e sproporzionate rispetto alla testa. Ma questa è un'altra storia.
Fatto sta che tutto è bene quel che finisce bene e ancora una volta, grazie al mio intervento, possiamo mettere l'aggettivo lieto davanti alla parola fine. La renna di Babbo è diventata così docile e sottomessa che gli ho potuto perfino mettere le lucine sulle corna (ah ah), come potete vedere dal disegno sotto.